Leone Soriano, un membro di spicco della cosca omonima di Filandari, ha inviato una lettera al procuratore aggiunto di Catanzaro, Camillo Falvo, nel settembre 2016, esprimendo il suo desiderio di vedere tutti i membri di varie famiglie mafiose imputati. Ha anche affermato di non aver mai avuto contatti con questi individui e che li odia da quando aveva 8 anni. Soriano ha anche sottolineato che potrebbero essere identificati gli esecutori materiali dell’omicidio di suo fratello e del compagno Antonio Lo Giudice, poiché, secondo lui, i nomi dei responsabili sono ben noti.
Recentemente, la Corte d’Assise di Catanzaro ha condannato all’ergastolo il boss Saverio Razionale e il presunto boss Antonio Giuseppe Accorinti per il duplice omicidio di Roberto Soriano e Antonio Lo Giudice. Tuttavia, Soriano, oggi detenuto in regime di 41 bis, ha scelto di non rispondere durante il processo, probabilmente a causa della paura di essere ucciso. Il figlio della vittima, Giuseppe Soriano, è stato anche citato per il tentativo di procurarsi una bomba per vendicare il padre.
Leone Soriano ha indicato il luogo in cui ritiene che suo fratello sia stato sotterrato, sospettando che gli esecutori materiali si trovino lì. A supporto di ciò, il pm Annamaria Frustaci ha rievocato un episodio avvenuto a Briatico nel 1995, collegato agli omicidi. La requisitoria ha anche evidenziato il ruolo di Giuseppe Salvatore Galati, membro di un’organizzazione criminale, nel riconoscere il cadavere di Antonio Lo Giudice.
È evidente che l’intera vicenda sia caratterizzata dalla complessità delle relazioni mafiose e dalla paura costante di ritorsioni, mettendo in evidenza la necessità di un’azione giudiziaria rigorosa per combattere la criminalità organizzata.
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